domenica 11 ottobre 2015

A Winston

11.10.2015
Ho scoperto di avere Rachmaninoff su iTunes. Il mio pc era di mio zio, così qualcosa di suo è rimasto, tra cui i concerti per pianoforte e orchestra 2 e 3. Caro lettore, se mi segui dall'inizio sai come io non abbia intenzione di parlare di me sul blog, tuttavia cerca di capirmi se questa inattesa scoperta musicale risuoni nelle mie orecchie come un segno del destino. Ho acceso il portatile con l'intenzione di scrivere un post, cerco della musica classica per farmi compagnia e trovo quella che adora Winston (si veda l'ultimo post, "Ragione o istinto?", avevo già accennato qualcosa su di lui); è ormai praticamente un mese che provo a trattenermi e a non scrivere nulla che lo, che ci riguardi, ma a questo punto è d'obbligo. È l'Europa che lo chiede, anzi, Rachmaninoff. Certe volte dovrei decisamente risparmiarmele queste battute che non fanno ridere nessuno, ma capiscimi, passo i miei sabati sera a discorre di politica e filosofia, sono una persona noiosa, mi basta poco. 
Ma torniamo sul pezzo. Winston. No, non voglio parlarne apertamente; proverò a scrivere qualcosa, qualsiasi cosa si voglia imprimere sulla pagina pensando a lui. Iniziamo col titolo.

A Winston

So-Ham. Io sono Lui. È un mantra molto importante nella meditazione. La recita di questo ci rende consapevoli dell'identificazione dell'individuo con la Divinità, della nostra essenza divina. Io sono Lui. Io sono. Cosa sono io? Io sono una lacrima, piacere, salve a tutti. Però, che pubblico vasto, non ne sono abituata. Di solito l'effimera vita di noi lacrime di LOH non incontra mai nessuno. Nasce tra le sue ciglia e muore sotto la mandibola. Durante la discesa lungo le sue guance, non vede mai davanti a sé molta gente, come capita ad altre mie amiche lacrime che nascono tra le ciglia d'altri. Loro, arroganti e megalomani, cercano pubblico, cercano applausi, cercano carezze, cercano compassione. Non io. Io preferisco una vita appartata, lontana dai riflettori, breve e tranquilla. È una scelta che facciamo in molte, che facciamo tutte, qui da LOH. Prima di nascere abbiamo dimora qui, in questa ghiandola da cui vi scrivo, è un po' la calda placenta di tutte noi. Non è male stare qui, soprattutto ultimamente, ma va a periodi. A volte vengono concepite lacrime con una smania di vivere incredibile che si catapultano giù verso gli zigomi alla prima occasione, giustificata o meno che sia. Di lacrime così ne nascono spesso, ne ho conosciute due o tre che si sono buttate per festeggiare la vittoria di due pattinatori sul ghiaccio: "Ma guardali, guardali! Sembrano così felici! Dobbiamo correre a festeggiare con loro, dobbiamo!" gridavano. Ho cercato di dissuaderle, ma non capivano che "correre a festeggiare con loro" significava anche morire così in fretta! In questa categoria ci sono tante lacrime diverse. Quelle di cui vi ho parlato ad esempio sono lacrime-di-gioia, sono piuttosto stupide, è risaputo, ma sono anche allegre e gentili. Le più frequenti del gruppo sono però le lacrime-random, quelle che proprio non hanno la più pallida idea del motivo per cui scendono: oh, sono così comuni tra le ragazze! Altre volte viene il turno di compagne più maliziose e astute. Devo ammetterlo, loro sanno come divertirsi. Giocano con la necessitá di piangere di LOH. Capita che lei senta il bisogno di sfogare della tristezza o della rabbia repressa e desideri piangere. Loro allora si aggrappano forte a tutto ciò che trovano di saldo sotto mano, si reggono a vicenda e si divertono a vincere l'impulso nervoso che le chiama a gran voce e prova a scaraventarle giù dalle palpebre con la forza. In altri casi invece si lanciano nei momenti meno opportuni, ridendo a crepapelle di quella loro genitrice che, imbarazzata, tenta di nasconderle. Anche loro sono molte, ne nascono spessissimo di questo genere. Ci sono poi periodi in cui nascono lacrime-suicide. Sono i periodi peggiori per nascere. Alla ghiandola arrivano continui impulsi nervosi, c'è sempre un triste motivo per lasciarsi cadere. Sono lacrime buone, ma tanto grigie. Cercano di infondere pace con il loro tiepido calore e il loro sapore salato, ma scorrono tremolanti sulle guance, alcune lente perché troppo stanche, altre celeri perché desiderose di mettere fine alla loro vita votata alla tristezza. Sono lacrime buone dicevo, ma anche molto invidiose. Mentre scivolano pensano a compagne lacrime-di-gioia con disprezzo, o ad altre lacrime-suicide che si lasciano cadere per stupidi motivi, "non seri come i nostri". 
Di che categoria faccio parte io? Oh, la mia è razza rara, rarissima. Io sono di quelle che non cade. È un periodo felice qui nella ghiandola, nelle ultime tre settimane abbiamo avuto visite dagli impulsi solo due volte. Io sono di quelle che non cade, almeno per ora. Mi piace troppo stare qui: la temperatura è confortevole, la compagnia calda, le attività piacevoli. Cosa facciamo? Riflettiamo, moltissimo, siamo lacrime-meditative, e seguiamo la vita di LOH affacciandoci sul suo mondo; è un po' come guardare un film, bellissimo tra l'altro. Sapete, non diteglielo, ma un po' la invidio: quel meraviglioso film che io ho la possibilità di seguire e che mi allieta la giornata, è la sua vita. Quando toccherà a me di vivere la mia, durerà solo qualche secondo e vedrà poco nulla del mondo circostante. La sua invece è lunga e piena. Certo le capita di passare momenti orribili davvero e la sua esperienza nel complesso è sicuramente più triste di quella di molti altri suoi simili. Ma se la poteste vedere adesso, ha conosciuto la serenità, la gioia, l'amore... 
Scusate la pausa, avevano bussato alla porta. Sì, era un impulso, ma non di pianto stranamente. È arrivato un monito dal cervello, non posso dire di più, sto parlando troppo. 
È il caso di lasciarvi. È stato bello parlare con voi, amici virtuali, grazie per l'attenzione che mi avete dedicato, grazie per esservi preoccupati della sorte di noi povere lacrime. A meno che un impulso non bussi alla mia porta e mi obblighi ad abbandonare questa calda placenta, vi scriverò ancora per raccontarvi della nostra vita. Sapete, non siamo molto considerate. Stiamo qui, nascoste nella nostra ghiandola e nessuno pensa a noi. Poi spuntiamo, più o meno timidamente a seconda dei casi, e bruciamo la nostra esistenza così in fretta da essere dimenticate velocemente. Le più temerarie lasciano un alone umidiccio sulla carta nel vano tentativo di non cadere nell'oblio dopo la loro morte. Non abbiamo nome né identità, così risulta difficile per gli esseri umani riconoscerci nella nostra individualità. È molto triste. Oltretutto noi lacrime non abbiamo lacrime per piangere e subiamo in silenzio il nostro destino. Ma non fraintendetemi, non voglio lamentarmi, anzi. Non c'è periodo migliore del mio per essere concepite, ve l'ho detto, il clima nella ghiandola è il migliore possibile e il film proposto è uno dei più belli. Vorrei davvero poteste vederlo. E spero, spero tanto che duri il più a lungo possibile.

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