martedì 5 agosto 2014

Consapevolezza

05.08.2014
Sono in un periodo di estrema consapevolezza. È come se avessi vissuto fin ora con delle spesse lenti scure davanti agli occhi, vetri potenti, capaci di oscurare tutto ciò che ti circonda. Ogni tanto la pioggia li lava e alcune ombre diventano nitide. Ogni tanto la brezza li solleva e alcuni tratti diventano chiari. Mi trovo ora nel bel mezzo di una tormenta e quella pioggia, quel vento che mi fanno rabbrividire e mi costringono a rannicchiarmi a terra mi permettono finalmente di vedere annullando quasi completamente l'azione di quegli occhiali. Un giorno stavo guardando una puntata di Dottor House ricordo le parole del protagonista "È sempre meglio sapere". O qualcosa del genere insomma. Non ne sono così convinta. A volte quelle stupide lenti ti infondono il tepore necessario per respirare. In mezzo a questa salubre tormenta invece... Vedo tutto con estrema chiarezza, vedo cose che preferirei non vedere. Cose del mondo, cose di me, cose che sono più facile da accettare mentre sono dietro a delle lenti nere, mentre sono solo delle ombre, così lontane, così irreali. Ora invece sono vicine, concrete, palpabili. 
Riesco ad alzarmi faticosamente e decido di affrontare questa realtà burrascosa che mi circonda. Mi guardo intorno: sono in una sala stretta... no, è grande in realtà, ma è talmente piena di oggetti che sembra minuscola soffocante. Non ha il soffitto, dal tetto piove forte e il vento è difficilmente sostenibile. Mi trovo ad inciampare nel primo oggetto, un grosso mappamondo polveroso e vecchio. Non riesco a reggerlo, le mie mani sono troppo piccole e le mie braccia troppo deboli. Dentro di me due voci contrastanti. "Lascialo alle tue spalle LOH, non è tuo, non ti riguarda, prosegui" "Non puoi andare avanti e far finta di nulla, è evidentemente in pessime condizioni, devi fare qualcosa". Una raffica di vento fortissima lacera il grosso mappamondo e le due voci si fanno sempre più forti. Decido di ascoltare la prima, almeno momentaneamente. Mentre cerco di superarlo pesto una gonfia busta giallognola. Ci sono stampate alcune lettere sopra, ma la tempesta le sta deteriorando: "L H'  Bl g" riesco a leggere. La apro, sembra indirizzata a me. Dentro trovo della polvere, dei coriandoli e qualche chicco di ghiaia. Lasciarmi scivolare tra le mani degli stupidi ritagli mi rende triste, così, per non piangere, decido di proseguire. Inciampo in un grosso striscione zuppo d'acqua, il vento lo alza di fronte a me: "LIBERA". Io ci credo e ci voglio credere. Il vento gira lo striscione dall'altro lato. Foto di persone amiche. Amiche tra loro. Tra loro un giovane uomo, barba e capelli biondi gli incorniciano il viso. Un giorno lui mi disse "Quello che per me è importante è fare rete". Capisco che mai potrò farne parte. Altre parole corrono nei miei pensieri "Questo è sempre stato un tuo limite, il non riuscire a sentirti parte della società, delle persone". Riuscirò mai a farne parte? Io ci credo e ci voglio credere, ma se non riuscissi a reggerne il peso, così come mi succede con il mappamondo? Lo striscione mi crolla addosso, cado con lui per terra. Finisco su un grosso raccoglitore rosso, sopra un cuore nero disegnato. Sembra un album fotografico. So già che immagini troverò. Strega, Pallina, Orsotto e ultima Bernadette. Tutte persone "amiche". "Questo è sempre stato un tuo limite, il non riuscire a sentirti parte della società, delle persone". Le lacrime si confondono con la pioggia. Getto il grosso libro dietro di me e sotto ne trovo uno nuovo, più piccolo, rosa e sopra una grande A. Le pagine sono bianche, apparentemente vuote, ma così piene di delusioni e mancati sorrisi nel mio cuore. Arranco verso una delle quattro pareti. Affisso un grande calendario, indica il 2017, ma i suoi fogli continuano a staccarsi sotto l'impeto della tempesta e ben presto ne rimango sommersa. Al riparo dalla pioggia e da occhi indiscreti piango forte, ma senza lacrime. Cerco disperatamente i miei occhiali neri, ma ogni tentativo è vano.
Ho deciso che non riempirò più questo blog di carta e sassi. Nè questo blog nè la mia vita. Detto ciò non abbiate compassione di me, ma indignatevi del mio stupido comportamento. Invece di cercare le mie lenti dovrei distruggerle, dovremmo farlo tutti. Dovremmo toglierci quelle fette di cetriolo che teniamo sulle palpebre "perchè fanno tanto bene alla pelle" e iniziare a vedere. 
Scusate l'italiano, non ho tempo di ricontrollare il post. Avevo bisogno di scriverlo. Fatto.
Buona notte.

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