mercoledì 28 ottobre 2015

Uno e trino, trittico

28.10.2015
Storia d'un'anima
Non le bastava mai nulla. Non si accontentava mai. Ne era consapevole, ma cercava di giustificarsi, si arrampicava con tutte le sue forze su specchi scivolosi, graffiava i vetri, faceva presa come poteva con le guance umide. Mentre scalava i suoi grattacieli di vetro gridava e piangeva che non era colpa sua, che era nella natura dell'uomo desiderare, volere ciò che non si può ottenere. 
Camminava su una nuvola, ma era nuvola nera, di pioggia, di bufera. A un palmo da terra, ma giusto un palmo, non un millimetro di più, neanche lontanamente vicina a toccare il cielo. 
Amava ed era amata, ma solo perché voleva amare e voleva essere amata, se ne autoconvinceva. Lei meritava caldi abbracci, dolci carezze, focosi baci e li ottenne. Riposava tra le braccia del mare, mani di brezza le sfioravano il volto, lingue di sole le infiammavano il cuore, ma non le bastava mai. Lei desiderava le calde risate di bambino sulle labbra, il gelo pungente della neve montana tra i seni, la saziante dottrina del filosofo nella mente, la ferma certezza dello scoglio e insieme l'eccitante precarietà del terremoto sotto i piedi. 
Eterea, arancione, gialla e rosa, si spostava immateriale con la direzione della corrente, senza la forza di afferrare gli eventi e la sua stessa vita.
Un giorno di primavera stava riposando sotto una quercia carica di ghiande. Le si accostò uno scoiattolo figlio del vento che teneva in mano una pergamena che le avrebbe cambiato quella vita che non sopportava. 
Non la aprì e riprese il suo volo.
Invettiva alla sicurezza
Quelle scoperte che ti rendono felice. A proposito di "L'odio/L'amore.", ieri ho scoperto di odiare le certezze. Detesto loro e quelle persone presuntuose convinte di possederle, convinte di poter parlare a tu per tu col cielo dall'alto della loro torre di mediocrità. Non sopporto quei gretti individui che cercano di nutrirti della loro scienza, i custodi unici di ogni Verità assoluta, come se esistesse o potesse essere conosciuta. Non. Sapete. Nulla. Come ve lo posso spiegare, mie care umane divinità? Ne sapete tanto quanto me ed io non so nulla, fatevela scendere e deprimetevi nella contemplazione della vostra ignoranza. 
"Io so di non sapere", Socrate, V/IV secolo a.C.: perché non ci potete arrivare anche voi, donne e uomini del XXI secolo d.C.? 
Un pensiero censurato
Più pubblico, più mi accorgo della quantità di citazioni che inserisco nei miei scritti. 
Dante nel Paradiso della sua "Divina Commedia" parlava dei nove cieli mobili prima dell'Empireo (sede di Dio e dei beati) come mossi da una musica bellissima, Armonia divina. 
Sai, caro lettore, volevo parlarti di musica, ma riesco a pensare solo parole banali.

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