martedì 14 febbraio 2017

Storia di un'anima. Capitolo Due

14.02.2017

Tela

Opalite era una delle anime più azzurre e dure tra quelle della sua età, erano rare quelle che la uguagliavano, uniche quelle che la superavano, ma lei non lo sapeva: quando si guardava allo specchio, non ritrovava alcun riflesso a ricambiare il suo sguardo. La lastra vitrea restava vuota di fronte alla pietra, non le restituiva quell'aspetto che i suoi genitori e Odio avevano modellato con fatica. Opalite tutti i giorni cercava il suo riflesso e non lo trovava mai. Non sapeva chi fosse, così decise di chiedere al Vento quale fosse il suo aspetto. Vento era terribilmente mutevole, cambiava di continuo opinione e direzione, così Opalite si costruì un'immagine del suo volto distorta e confusa. Diceva sempre la prima cosa che le passava per la testa e si sforzava a tal punto per piacere alle altre anime sue coetanee da diventare insopportabile. Iniziò allora a convincersi che l'unico modo per piacere agli altri era essere loro utile, anzi, indispensabile: Opalite pensò che se non avesse fatto pesare i suoi problemi sugli altri, ma fosse sempre stata pronta ad ascoltare quelli altrui, essi avrebbero avuto bisogno di lei e sarebbero rimasti al suo fianco. E di problemi di cui parlare Opalite ne aveva molti. Odio aveva fatto di Pomice la sua marionetta, lo aveva legato alle sue frange e lo manipolava per temprare sempre più la famiglia di Opalite. Cuore diventava di giorno in giorno più scuro e la sua pelle si raggrinziva sempre più: cercava di proteggere le due figlie da Odio subendo sulla sua pelle tutti gli attacchi, ma combatteva un nemico molto più potente di lei. Odio inviò alla Possibilità rosea Paura, un'anima dalle sembianze di una grossa pantera nera, che la seguiva come un'ombra ovunque andasse e si nutriva dei suoi tremori. La piccola luce diventò Pallida Vibrazione, aveva perso quasi tutta la luminosità e tremava di continuo alla vista di Paura, che così diventava sempre più forte, grande e inquietante. Dal canto suo, Opalite desiderava proteggere sia Cuore che Vibrazione, in particolare voleva scacciare Paura dalla sorella e per farlo comprò un grosso scudo di ferro, Forza. Opalite iniziò così a fingersi forte di fronte a tutti, cosa che le tornava utile in molteplici campi della vita che si stava costruendo: rispondeva agli attacchi di Pomice, difendeva Vibrazione da Paura e faceva credere a chi parlava con lei di potersela sempre cavare da sola, così da poter essere una spugna per tutti i problemi degli altri senza mai aprirsi a sua volta e diventare sempre più utile al prossimo. Forza diventò da un lato il superpotere, dall'altro la spina nel fianco di Opalite: ad uno sguardo superficiale, si può dire che la aiutò moltissimo, ma in realtà rendeva sempre più debole e triste la pietra dietro lo scudo. Non sapeva che a volte la vera forza sta nel coraggio di ammettere di essere deboli. Opalite iniziò a voler proteggere anche altre anime oltre a quella di sua sorella, così cominciò a nascondere dietro al suo scudo altri oltre a Vibrazione, in particolare coloro per cui credeva di essere indispensabile. Opalite era convinta che se fosse stata necessaria a qualcun'altro, egli non l'avrebbe mai tradita o abbandonata, ergo poteva fidarsi di lui e portarlo dietro Forza, là dove c'era il suo corpo scoperto. Nel frattempo, continuava la ricerca del suo volto, ma di fronte allo specchio c'era sempre il nulla. In realtà le ultime esperienze avevano modificato molto il suo aspetto: si era riempita di macchie rosse a forma di rombi e la sua superficie si era increspata. Sembrava un quadro dipinto dal migliore degli impressionisti: la tempera stesa pesante a disegnare un celeste oceano in tempesta costellato di barchette vermiglie. Avreste dovuto vederla, era bellissima, pronta a tutto dietro il suo grosso scudo che le succhiava anche la vita pur di proteggere chi aveva al suo fianco. Avrebbe dovuto vedersi... Forse, se si fosse vista così bella, avrebbe imparato ad amare anche se stessa oltre al prossimo. Fu così che Opalite divenne Tela.