martedì 23 febbraio 2016

De fide -I'm all about that trust-

23/02/2016
Sono mesi che non scrivo, tre per la precisione. Il 20 novembre 2015 e il 23 febbraio 2016 hanno, pur essendo molto distanti, qualcosa in comune che li avvicina: la recente perdita di qualcuno di importante nella mia vita, fresca di 5 giorni nel primo caso, di 3 in questo. Il vuoto allo stomaco che sento a causa di quest'ultima esperienza mi porta -ohibò, che novità!- a riflettere: penso a tante (troppe) cose, ma quella che vorrei condividere con voi riguarda la fiducia. Sento tante volte dire "la prima cosa in un rapporto è la fiducia, manca quella, crolla tutto", ditemi che non sono l'unica, che non sento le voci. Sarà perché, fino ad oggi, la consideravo un qualcosa di piuttosto ovvio in una relazione, ma non ho mai dato troppa importanza a questa affermazione. Dicevo, fino ad oggi: ho allontanato la persona che ho perso per vari motivi, ma, dopo lunghissime riflessioni, ho capito che una delle ragioni principali era la mancanza di fiducia nei suoi confronti. 
Ma cos'è la fiducia?
Fides, fidei, sostantivo femminile, V declinazione. Questa l'etimologia del termine che ho intenzione di affrontare oggi. Per comprenderlo appieno può essere però utile fare un altro passo indietro: scavando in fides, troviamo foedus, foederis, sostantivo neutro, III declinazione; il foedus è un patto, o, per meglio dire, un contratto, inizialmente ha valenza giuridico-politica infatti, ma poi verrà utilizzato nella letteratura latina in svariati contesti, così dall'iniziale freddo significato di "trattato, convenzione, alleanza", assume quello di "legame, vincolo, accordo da privati". Mi viene in mente Catullo, il tema del patto d'amore è centrale nella sua poetica: innamorato di Lesbia, impazzisce di rabbia e muore di dolore ogni qual volta vede il loro segreto accordo non scritto di reciproco amore infranto dalla donna. Il foedus nelle sue poesie è un patto sacro tra privati di reciproco affetto, di reciproca fedeltà, è amore. Tradire il patto è tradire l'amore stesso, umiliare, distruggere l'amore... Torniamo allora a fides dopo questa breve parentesi sul foedus, ma prima alcuni versi del poeta citato, che personalmente apprezzo moltissimo:
“Miser Catulle, desinas ineptire,
et quod vides perisse perditum ducas.
fulsere quondam candidi tibi soles,
cum ventitabas quo puella ducebat
amata nobis quantum amabitur nulla.
ibi illa multa cum iocosa fiebant,
quae tu volebas nec puella nolebat,
fulsere vere candidi tibi soles.
nunc iam illa non vult: tu quoque impotens noli,
nec quae fugit sectare, nec miser vive,
sed obstinata mente perfer, obdura.
vale puella, iam Catullus obdurat,
nec te requiret nec rogabit invitam.
at tu dolebis, cum rogaberis nulla.
scelesta, vae te, quae tibi manet vita?
quis nunc te adibit? cui videberis bella?
quem nunc amabis? cuius esse diceris?
quem basiabis? cui labella mordebis?
at tu, Catulle, destinatus obdura.”
  [Traduzione: “Povero Catullo, smetti di vaneggiare, e ciò che vedi essere perso, consideralo perduto. Brillarono un tempo per te soli splendenti, quando venivi più volte dove la ragazza ti conduceva, la ragazza amata da noi quanto nessuna sarà amata. Un tempo là accadevano quei molti continui giochi d’amore che tu volevi, e lei non rifiutava. Brillarono davvero per te soli splendenti. Ora ormai lei non vuole più: anche tu, non padrone di te, non volere. E non inseguire colei che fugge, e non vivere infelice, ma con animo risoluto resisti, tieni duro. Addio, ragazza. Alla fine Catullo tiene duro, e non ti cercherà, e non pregherà te che non lo vuoi, ma tu soffrirai, quando non sarai più pregata. Sciagurata, guai a te! Che vita ti rimane? Chi ora si avvicinerà a te? A chi sembrerai bella? Chi ora amerai? Di chi si dirà che sei? Chi bacerai? A chi morderai le labbra? Ma tu, Catullo, risoluto tieni duro.”. La traduzione non è mia, ma presa da "Omnes Litterae".  A prima vista, mi sembra abbastanza letterale. Il carme è l'VIII, l'ho scelto perché attinente al nostro tema, ma se vi è piaciuto, cercate il V, è ancora più bello se possibile.]

La fides è uno dei valori fondamentali della cultura latina. Gli antichi romani avevano un elenco di "virtus" importanti da seguire in ogni circostanza. Non erano vere e proprie leggi, ma era chiaro che dovessero essere attese. Tale "lista" era il cosiddetto "mos maiorum", il costume degli avi, il nucleo della moralità latina. Ecco cosa dice la cara vecchia Wiki sulla fides:
   
La parola latina fides ha molti significati; comunque, questi sono tutti basati su principi simili: verità, fede, onestà e affidabilità. Può essere vista in uso con altre parole per creare termini come bonze fidei o fidem habere. Nel diritto romano, il concetto di fides rivestì un ruolo importante. Come in tutte le culture antiche, i contratti verbali erano molto comuni nella vita quotidiana romana, e così la buona fede permetteva transazioni commerciali fatte con maggior fiducia. La fides si riscontra anche nel rapporto tra patronus ecliens, tra coniugi, ecc. Se questa buona fede viene tradita, la persona offesa potrebbe intentare una causa contro l'altra che l'ha tradita.
Come dea romana, Fides rappresentava un culto molto antico. Il primo tempio in suo onore risalirebbe a Numa Pompilio, edificato nella città di Roma. Era la dea della buona fede e presiedeva ai contratti verbali. Venne descritta come una donna anziana, ritenuta più vecchia di Giove. Il suo tempio è datato intorno al 254 a.C. e si trova sul colle Capitolino di Roma, vicino al Tempio di Giove. Livio si insinua nei dettagli del culto di Fides e nella sua storia di Roma. I suoi rituali venivano praticati dai flamines maiores, i sacerdoti più importanti, dopo il Pontefice, degli antenati. Questi sacerdoti hanno proposto, nel luogo della celebrazione, la creazione del santuario di Fides in un carro coperto, trainato da una coppia di cavalli. Dal momento che si assumeva che la Fides abitasse nella mano destra di un uomo, essa venne rappresentata, durante il periodo storico dell'Impero Romano, su monete con un paio di mani coperte, a simboleggiare la credibilità delle legioni e dell'imperatore. La copertura delle mani riflette il culto di Fides, in cui l'uomo esegue il sacrificio di coprire le sue mani con le dita per preservare la buona fede religiosa.

Insomma, la fiducia è sacra. 
In questi giorni si parla tanto di unioni civili, si discute, si dibatte... Forse il matrimonio non è che un pezzo di carta. La Lesbia di Catullo era, probabilmente, una donna sposata, eppure era anche unita da un vincolo molto più importante al poeta, legata a lui da un foedus, da un patto sacro. Non c'è Chiesa e non c'è legge che potranno impedire agli esseri umani di elevarsi verso il divino promettendosi a vicenda. Ma è altrettanto vero che non c'è Chiesa e non c'è legge che potranno impedire agli esseri umani di abbassarsi al livello delle peggiori bestie qualora decidano di infrangere tale patto. Tradire la fiducia di una persona significa fare un affronto a tutto ciò che c'è di più alto e onnipotente. Caro lettore, se qualcuno ti dona il suo cuore, non dimenticare che hai tra le mani ciò che quel qualcuno ha di vitale e dietro le spalle un Catullo adirato pronto a sputarti addosso le peggio sentenze:

“O furum optime balneariorum
Vibenni pater et cinaede fili
(nam dextra pater inquinatiore,
culo filius est voraciore),
cur non exilium malasque in oras
itis? quandoquidem patris rapinae
notae sunt populo, et natis pilosas,
fili, non potes asse venditare.”
 
[Traduzione: “O Vibennio padre ,il più abile dei ladri di bagni e figlio effemminato (infatti il padre ha la destra più insozzata , il figlio il sedere più avido), perchè non andate in esilio e a quel paese? Poichè i furti del padre sono noti al popolo, tu , o figlio, non puoi mettere in vendita per un soldo le natiche pelose.”. Carme XXXIII, anche in questo caso la traduzione non è mia.]

Buona notte,
LOH

Ps. Sono le 23, pubblico senza neanche rileggere. Avevo bisogno di scrivere questo post. Mi scuso se confuso, ma sono stanca, triste e arrabbiata. Grazie dell'attenzione, caro lettore.