domenica 27 settembre 2015

Ragione o Istinto?

27.09.2015
*Ho tanta voglia di scriverti qualcosa, caro lettore. Argomento? Riflessione (tanto per cambiare). Mi chiedo se sia poi così giusto seguire tanto il semplice corso dei miei pensieri, a briglia sciolta e senza pensare a quello che potrebbe interessare a te. Cerco di giustificarmi ripetendomi che uso LOH's per me stessa e non per piacerti, ma la cosa mi disgusta anche di più: ho davvero un tale bisogno di postarmi? Una tale necessità di inviare nell'etere una foto del mio cervello? Sí, la triste risposta è sì. Spero che le mie pagine ti piacciano, caro lettore, ma il primo fine per cui scrivo qui, è scrivere.
*Ecco un buon argomento, caro lettore: ragione o istinto? Le mie ultime 3 settimane sono state ossessionate da questa domanda, per prendere le decisioni che ho preso ultimamente mi sono ritrovata ancora e ancora davanti a questo bivio. Ragione o istinto, caro lettore? No, non farò il banalissimo discorso "il mio cervello fa a pugni col mio cuore icsdí icsdí", assolutamente no, anche perché non c'entra un bel nulla. Istinto non è sempre sinonimo di sentimento. Trovo piuttosto che il dilemma "ragione o istinto" nasca dal sentimento. Mi spiego: cos'è che turba l'essere umano più delle emozioni? Cos'è che porta a fare decisioni più del sentimento? Il cuore, che nell'immaginario comune è in rissa perenne col cervello, in questo mio ragionamento é più movente che assassino.
Fatta questa premessa, cerchiamo di rispondere a questa eterna domanda che forse risposta (corretta) non ce l'ha. Ragione dovrebbe essere la nostra staffa, la nostra briglia e il nostro morso; Ragione dovrebbe guidarci, dovrebbe essere il nostro navigatore, il nostro TOMTOM, gratuito oltretutto, verso la strada giusta. Ma è proprio qui l'inghippo: chi la vuole la strada giusta se Istinto ti può dare la strada che vuoi? Quella che sembra sempre illuminata da una scintillante luce azzurrina, non necessariamente la più semplice, ma la più inviante. Poche storie, è la via che desideri percorrere. Ma cosa fare se la voce meccanica di Ragione e la luce suadente di Istinto non indicano la stessa direzione? 
Caro lettore, qual è la tua risposta? Io, come una brava giornalista, ho fatto la mia piccola inchiesta. Quattro sono gli intervistati, Don, Winston, Limo e Dada. Sì, pseudonimi una volta di più, orribili una volta di più. 
Don ha scelto l'istinto. Ha iniziato ad argomentare citando il suo idolo, Steve Jobs, nel discorso del 2005 a Standford. "Dovete trovare quel che amate", "Continuate a cercare finché non lo trovate, non vi accontentate", "Se vivrai ogni giorno come se fosse l'ultimo, sicuramente una volta avrai ragione", "Siete già nudi. Non c'è ragione per non seguire il vostro cuore", "Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro", "Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno cosa volete realmente diventare", "Stay hungry, stay foolish". Don si preoccupa anche tanto -troppo- di quello che pensano gli altri di lui, così dopo ogni scelta che prende impulsivamente si chiede come possano averla giudicata gli altri, ma, nonostante ciò, continua a seguire il suo istinto. Niente rimpianti. "Siete già nudi. Non c'è ragione per non seguire il vostro cuore".
Winston e Limo sono del partito opposto. Sono uomini razionali. Winston grazie alla razionalità e all'autocontrollo è riuscito a superare situazioni a cui io non sarei riuscita a sopravvivere, letteralmente. Limo usa la ragione alla moda illuminista, come unico possibile criterio della realtà che ci circonda.
Dada è più moderata: "Dipende dalle situazioni", mi risponde. Bisogna seguire la via che ci fa stare meglio per l'arco di tempo maggiore, che sia quella della ragione o quella dell'istinto.
Ed io? Io sono una persona molto riflessiva, pensare è il mio hobby preferito, lo faccio tanto e per tutto. Quando devo prendere una decisione analizzo tutto nei minimi dettagli. A volte giungo anche alla risposta alle mie domande, trovo la decisione giusta da prendere. Poi, puntualmente, non la prendo e scelgo quella meravigliosa luce azzurrina, capace di farmi un gran male a lungo termine, ma che sul momento... Sul momento mi dona la vita. Mi detesto per questo, davvero. Ore, giorni a pensare e pensare, a scervellarmi, a spremere le meningi sino all'ultima goccia, capire la cosa giusta da fare e poi mandare tutto all'aria. Però devo ammetterlo, caro lettore: non ho nemmeno un quarto di rimpianto...
Ti lascio col dilemma e una citazione dal buon vecchio Socrate: "Chi conosce il bene allora è obbligatoriamente portato a fare il bene"... È poi così vero?

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