martedì 13 gennaio 2015

Thinking out loud: social

13.01.2015
A volte mi capita di vedere "Diario di una nerd superstar". Sono dell'idea che se hai bisogno di scrivere un diario te ne compri uno cartaceo e lo tieni chiuso in un cassetto, se proprio vuoi battere a macchina usi una candida e segreta pagina word. Tuttavia ultimamente mi rendo conto del mio strano rapporto con internet ed in particolare coi social. Navigo raramente in rete, non ho neanche uno smartphone, niente what's app, niente instantgram, giusto Facebook per non restare fuori da mondo che apro una volta alla settimana e questo blog. Nonostante ciò, quel "A cosa stai pensando?" risulta tremendamente invitante. 
"A cosa stai pensando? So che c'è qualcosa che hai dentro che vorresti esternare, so che oggi hai fatto una particolare riflessione, so che sei entusiasta della tua giornata, so che sei particolarmente triste... Non avere paura, fidati, apriti: a me importa!".
Non conosciamo più la riservatezza e credo che sia perché abbiamo sempre più bisogno degli altri. Noi abbiamo bisogno di illuderci che alle persone importi davvero e quindi respiriamo in funzione dei "Mi piace".
"Sai, ti ho ascoltato e mi trovo totalmente d'accordo con te, ti sono vicino, mi hai fatto sorridere, mi piace questo contenuto, mi piaci tu".
Accettazione. Abbiamo bisogno di sentirci amati e accettati, non bastiamo a noi stessi e abbiamo paura anche solo a provarci. Un mio amico ritiene la misantropia la massima aspirazione nella vita, la vede come la capacità di stare soli, di essere autonomi di evitare l'altro. 
Faccio spesso questo ragionamento. Tutte le volte arrivo alla fine con le idee ben chiare, tutto in ordine davanti ai miei occhi, tutto tranne un minuscolo particolare: ma se io non sono e non voglio essere così, se io non ho bisogno dei "Mi piace", se io so che in realtà non c'é nessuno dall'altra parte dello schermo a cui importi cosa sto pensando... Perché desidero ancora postare? E allora mi rispondo: "Non mi interessa essere apprezzata o accettata dai molti, non mi interessa gridare così la mia opinione; desidero però che determinate persone leggano determinati pensieri". 
Uno dei motivi della nostra dipendenza da social é che non siamo più in grado di comunicare altrimenti, abbiamo paura di comunicare diversamente. 
Comunicazione. Possibile che nell'era della comunicazione ciò che ci manca sia la capacità e il coraggio di comunicare? Forse é colpa mia, forse partendo dalla mia sola esperienza non ho le basi per supportare questa tesi, sicuramente é così... Eppure...
"Stati frecciatina". Chiamasi "Stati frecciatina" tutti quei post pubblicati per colpire semivelatamente qualcuno. Entro su Facebook e inoltro il primo che trovo: "Il suo sorriso, quel piercing che si vede.. A me detto sinceramente mi fai impazzire, perché quando sorride lei sorrido anch'io". Sorvoliamo sull'italiano... Mettiamo che questo ragazzo non abbia scritto tutto ciò per far vedere al mondo che uomo modello romantico e sensibile che é: perché? Perché se non per necessità, ma incapacità di comunicare con la ragazza dal "piercing che si vede"?
E allora come fuggire da questa dipendenza da social? Prima possibilità: rendiamo reale questa falsa comunicazione virtuale. Seconda possibilità: impariamo a bastare a noi stessi, così da essere in grado di respirare sia tra gli amici che in solitudine.